Lezione sui voti dal Tar
Il voto ha un margine di opinabilità da accettare
In Sicilia due genitori hanno fatto ricorso al Tribunale Amministrativo perchè il figlio, promosso con 9, a loro avviso meritava 10. Il TAR ha respinto il ricorso, condannando oltretutto la famiglia alle spese processuali.
«Come noto, la scuola, nel valutare la preparazione degli alunni, non applica scienze esatte che conducono ad un risultato certo ed univoco, come si verifica ad esempio nei casi di accertamento dell’altezza di un determinato candidato o del grado alcolico di una determinata sostanza – scrivono i giudici nella sentenza – ma formula un giudizio tecnico connotato da un fisiologico margine di opinabilità, per sconfessare il quale non è sufficiente evidenziare la mera non condivisibilità del giudizio, dovendosi piuttosto dimostrare la sua palese inattendibilità»: è questo il giudizio della prima sezione Tar presieduta da Calogero Ferlisi, con Aurora Lento, consigliere, estensore Roberto Valenti.
“Vogliamo tutti essere genitori di “numeri 1” – ha commentato su “Famiglia Cristiana, il pedagogista Alberto Pellai -. La seconda posizione ci sta stretta. Niente medaglie d’ argento o di bronzo nelle nostre famiglie: vogliamo tutti figli che salgano sul gradino più alto del podio. Che cosa succede ai figli quando vedono, come in questo caso, i loro genitori combattere (fino a ricorrere al Tribunale) per rivendicare i presunti diritti di “perfezione e merito assoluto” che, nella loro percezione, sono stati violati? Succede che i figli vanno in crisi e tanto. Perché cominciano a pensare che il loro valore dipende dai voti che prendono. E così un figlio non si pensa più come una persona che prende un voto a scuola, ma impara a pensare a se stesso identificandosi con il voto che prende. (…)E allora cosa dirà a se stesso questo ragazzo il giorno che dovrà portare a casa un 5 in matematica, dopo aver visto i suoi genitori diventare matti per un 9 all’esame di terza media? Probabilmente si sentirà colpevole di procurare loro tanta infelicità, di non essere all’altezza delle loro aspettative, di non riuscire a essere ciò che avrebbe dovuto essere per renderli soddisfatti. Ed è qui che va per aria il meccanismo intorno al quale un ragazzo costruisce la propria autostima. Perché se l’ unico modo per avere valore è soddisfare l’ aspettativa di perfezione assoluta da parte di mamma e papà, beh ….. allora stare al mondo diventa un mestiere davvero molto molto difficile. Perché noi siamo imperfetti, più che perfetti”.